Voli d’affari e long haul: un business da agenzie
È un business ad alta redditività quello della biglietteria aerea che rimane nelle mani delle agenzie. Perché incentrato sul lungo raggio e sul segmento business travel.
Il settore dell’aviazione nel primo trimestre del 2016 dimostra di godere di buona salute, grazie a un incremento di volumi di passeggeri che “secondo la tendenza attuale dovrebbe attestarsi a fine anno attorno al +4/4,5 per cento” dice il presidente dell’Ibar Umberto Solimeno.
I dati del primo trimestre
I primi i tre mesi dell’anno, confrontati con lo stesso periodo 2015, riportano infatti un quadro di crescita del numero di pax transitati negli aeroporti italiani, ma un trend negativo per quel che riguarda le vendite veicolate attraverso le agenzie di viaggi: trend che, per gli oltre 2 milioni di ticket emessi dalla rete delle 2.300 adv italiane affiliate alla Iata o da una Ota, si traduce in un -4,9 per cento in termini di volumi e in un -7 per cento in fatturato.
“Il fatto che siano in contrazione i ticket venduti tramite adv – spiega Solimeno – si giustifica con una maggiore propensione da parte della clientela a utilizzare i siti dei vettori aerei per i propri acquisti”.
La disintermediazione, però, interessa soprattutto “i viaggi nazionali e intraeuropei, mentre l’intercontinentale limita la perdita a un 1,1 per cento”. Questo si affianca poi al fatto che “il business travel tendenzialmente rimane in mano alle agenzie, con la dovuta alta marginalità, mentre il target leisure tende maggiormente a passare al di fuori dei canali intermediati”.
Le direttrici del traffico
Nello specifico, le direttrici Italia-Asia e Italia-Africa fanno registrare un trend positivo per quanto riguarda il numero di biglietti venduti in agenzia, con una crescita rispettivamente del 4,5 e dell’1,2 per cento. E, più in generale, il segmento lungo raggio vale il 33 per cento dei volumi complessivi , ma pesa in termini di valore per il 68 per cento.
La contrazione sul fronte delle rotte domestiche, poi, si limita al 2,6 per cento, mentre è molto più elevata, al -11,8 per cento, per i corridoi intraeuropei.
Il ruolo delle low cost
Uno dei fattori rilevanti di questo fenomeno, aggiunge Solimeno, “è la crescente offerta da parte dei vettori low cost, a cui si deve comunque buona parte dell’incremento dei volumi generali”.
Low cost che, in ogni caso, nelle ultime stagioni hanno messo sul tavolo ingenti investimenti per accaparrarsi quote del segmento business travel: Vueling ha un programma dedicato a questo segmento, ma anche easyJet, che da poco ha anche avviato un fidelity program, e Ryanair, che ha anche rivisto le proprie classi tariffarie.